PVD Decorativo su Posate: Eleganza, Resistenza e Sostenibilità per il Tuo Design
Il valore estetico di un trattamento PVD è sempre stato considerato marginale poiché il focus si indirizza da sempre sulle caratteristiche tecniche (durezza, scorrimento, resistenza a corrosione). Poter modificare una superficie, magari non con diverse tonalità di colore, per renderla accattivante e tecnicamente di valore, ha però permesso ai trattamenti decorativi di affermarsi in molteplici settori.
Le posate sono oggetti di uso comune ed il PVD aggiunge grande valore attraverso estetica, resistenza alla abrasione ed alla corrosione rispettando i rigidi dettami normativi di contatto con gli alimenti (Fig.1).

Ultima caratteristica, ma solo in termini di citazione, è la necessità di molte aziende di disporre di tecnologie Green, che possano sostituire tecniche ad alto impatto ambientale attualmente in uso come la galvanica, ed in questo il PVD gioca un ruolo di attore principale.
In questo articolo vedremo tutti i vantaggi dell’impiego di PVD decorativo su posate.
La ripetibilità del colore e punti di presa
Le colorazioni disponibili sono diverse: quella oro è ampiamente sdoganata e visibile oramai in molti spot pubblicitari, oltre che scelta per infondere eleganza alle mise en place di diversi locali e ristoranti, fino ad arrivare al bronzo di figura 1.
Una delle ultime colorazioni sviluppate, oltre ad essere quella che sta catalizzando la maggior parte delle ricerche per raggiungere una profondità sempre maggiore, è la colorazione nera, per altro molto moderna ed accattivante (Fig.2).

Essendo le posate oggetti che si maneggiano in serie e da vicino, è fondamentale che il trattamento sia ripetibile e senza difetti. Gli standard qualitativi in questo senso sono molto restrittivi e non si possono legare a sensazioni personali considerato il fatto che gli spettrofotometri naturali di cui ognuno di noi dispone (gli occhi) hanno tarature differenti. Lo strumento di dialogo diventa quindi la coordinata colore CIE Lab secondo ISO 11664-4 con la relativa tolleranza proprio come in meccanica.
Potrà apparire riduttivo ma molto del know how del PVD su posate passa dallo staffaggio in macchina dove è necessario avere un buon contatto elettrico per il passaggio di corrente ma col minimo dell’appoggio e magari collocato in una zona poco in vista.
La resistenza a corrosione ed ai cicli di lavaggio
Il test di laboratorio più comune per definire la qualità di un PVD su un oggetto come le posate è sicuramente quello della nebbia salina secondo lo standard UNI EN ISO 9227 (Fig. 3) con definizione dei Protection Rating secondo UNI ISO 10289.

Il metodo più attendibile però per valutare la qualità di un PVD su una posata è la resistenza a cicli successivi di lavaggio in lavastoviglie (sia industriale che domestica). Va da sé che il mantenimento del colore, la mancata comparsa di distacchi, aloni e spot di corrosione sulla posata a seguito di migliaia di lavaggi è uno dei valori più importanti in questo ambito.
È quindi possibile affermare che il trattamento PVD è ormai sdoganato sulle posate con risultati in termini estetici e di performance all’altezza delle richieste del mercato.
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